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Un febbraio di Speranza: la storia di S.

S. oggi ha 14 anni.

È arrivata nella comunità di Casa Base Chieri 3 anni fa. Ricordo un grande caldo per essere a fine agosto. Fisicamente era piccolina e di carattere dolcissima, anche se già allora quando le partivano i 5 minuti veniva fuori tutta la fatica che poteva aver provato… All’arrivo a Casa Base l’accompagnava infatti un passato complicato, fatto di tanta trascuratezza e una famiglia altalenante nel prendersene cura.

A poche settimane dal suo arrivo in comunità iniziò la Prima Media. Tre anni passati in fretta, non era la prima della classe, ma a scuola si toglieva qualche soddisfazione. Era felice lei e lo eravamo noi educatori! Ottimo era il rapporto con i compagni così come con gli insegnanti, che avevano imparato a prenderla e a rispettarne i tempi. C’era poi il suo insegnante di sostegno, con cui collaboravamo ogni giorno.

A scuola e fuori era riuscita a ritagliarsi i suoi contesti di inclusione, in cui si sentiva a suo agio e compresa. I successi scolastici la gratificavano e i compagni, con cui aveva imparato a rapportarsi in modo adeguato, la facevano sentire parte di un gruppo.

A lezione andava volentieri ed era motivata. L’ultimo anno delle Medie ci chiese addirittura di andare a scuola qualche minuto prima, per chiacchierare un po’ di più con i compagni prima di entrare.

A Scuola - Casa Base Chieri

A settembre di quest’anno
la prima Superiore

Il passaggio alle scuole Superiori ha rappresentato per S. un piccolo, grande shock.

Ha iniziato a frequentare un istituto superiore qui in città. Dopo un primo periodo di grande entusiasmo, sono iniziati i problemi.

Il passaggio da un ambiente che conosceva bene a uno nuovo, con compagni sconosciuti e professori che ti trattano da adulta l’ha destabilizzata. Era inoltre capitata in una classe per lo più maschile e molto casinista.

Nel nuovo corso non c’erano più i suoi amici, avevano preso strade diverse. Si è sentita un po’ sola, forse, di nuovo, un po’ abbandonata. A differenza delle Medie, alle Superiori non c’è l’insegnante di sostegno: arrivava a casa sconfortata, ci diceva che non era riuscita a far lezione per il troppo caos, che non le era rimasto nulla, percepiva l’inutilità dell’andare a scuola.

Il salto fra Medie e Superiori è stato faticoso anche per altri ragazzi di Casa Base, ma per S. un po’ di più. Quel gap, quello stacco generazionale, è in realtà perfettamente normale, lo abbiamo avvertito tutti da giovani. Nel suo caso c’è però c’è quel passato di fatica alle spalle che pesa di più nei momenti di passaggio, nei piccoli, grandi smarrimenti che la vita ti pone davanti. Quella fatica te la porti dietro e nei momenti in cui tutti sono messi alla prova, tu lo sei di più.

A fine ottobre dell’anno scorso S. non ha più voluto andare a scuola, per lei non aveva più senso. La svegliavamo al mattino e non ne voleva proprio sapere.

Dovevamo trovare una soluzione! Cosa fare con e per lei?

Da una parte c’era l’obbligo scolastico, dall’altra difficoltà oggettive e non facilmente risolvibili. Subito abbiamo parlato con la scuola, raccontando la difficoltà della ragazza alla Coordinatrice del corso. Con lei abbiamo immaginato strategie per riagganciarla, ma è stato tutto inutile.

Per S. l’esperienza con quel corso, e con quella classe, era conclusa.

Un mese fa la grande novità,
un nuovo sentiero!

Durante le vacanze di Natale abbiamo cercato di trasmetterle serenità, di ricomporre i pezzi. Vi abbiamo raccontato sulle pagine di questo blog l’importanza delle Feste per i nostri bimbi e ragazzi, dei regali, delle vacanze. Fanno anch’esse parte del loro percorso di cura.
 
Proprio dopo le vacanze ci ha ricontattato la scuola per proporci un CORSO DI PANIFICAZIONE E PASTICCERIA: una scuola di formazione concreta pensata per contrastare la dispersione scolastica.

L’abbiamo proposto a S.

L’ha presa bene! Certo, stare tutte le mattine in comunità ormai l’annoiava, vedeva gli amici andare a scuola ed era difficile trovare qualcuno con cui uscire al mattino. Era il momento giusto per riprovarci…

Ha accettato con entusiasmo: eravamo a inizio febbraio.

Si parte: due volte a settimana, dalle ore 8 alle 13. Il corso è ovviamente molto pratico, con la maggior parte del tempo trascorso in cucina e in laboratorio. La scuola ha fornito a S. tutto il necessario: grembiule, cappello, divisa. La prima settimana aveva già imparato a fare focaccia e bignè alla crema.

Il gruppo classe è più piccolo, sono solo in 10, e alcune compagne le conosceva già: frequentano la sua stessa squadra di pallavolo.

Ricordo che il primo giorno in cui hanno imparato l’impasto della focaccia ce l’ha subito voluta riproporre in comunità! Ha voluto rifarla a tutti. Si è sentita utile, gratificata, ha ricevuto tanti complimenti. Quella focaccia non è arrivata al giorno dopo e S. aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Era un po’ che non la vedevo così sorridente, soddisfatta e serena.

Il corso durerà fino a giugno

Non so se nel futuro di S. ci sia ancora la panificazione o se diventerà una grande pasticciera, ma so che oggi sta meglio. So che se lei ci crederà questa potrebbe essere la chiave di volta per il suo futuro. Il sentirsi competente, capace in qualcosa vale forse più di tanti discorsi fatti in passato.

Aveva bisogno di cadere e di trovare, accidentalmente, quello che potrebbe forse rivelarsi il sentiero più adatto a lei. Magari cambierà idea, ma oggi va a scuola per sè stessa e non perché glielo chiediamo noi: si è posta un obiettivo concreto e lo vede avvicinarsi ogni giorno, quando torna in comunità e ci dice “Oggi questo è venuto davvero buono!”. “Devo invece migliorare in quell’altro, posso perfezionare la ricetta…”.

È anche più motivata ad aiutarci in comunità

Addirittura oggi ci aiuta di più in casa! Quando prepariamo la pasta si avvicina per buttare il sale: ci regala piccoli, grandi gesti impensabili fino a pochi mesi fa. È più proattiva, presente, ha trovato un senso anche nel suo essere partecipe con noi.

A pallavolo gioca una volta a settimana e di solito, prima di inziare gli allenamenti, la squadra si ritrova per mangiare un panino. L’altro giorno ha detto “Ci penso io” e ha preparato la sua focaccia per tutte, allenatore compreso!

Volevo raccontarvi questa piccola storia che è però un grande spaccato di Casa Base.

Insieme ai nostri bambini e ragazzi percorriamo un viaggio complicato, dove è facile e normale inciampare. Spesso però cadute e ricadute spalancano alla vista un nuovo sentiero possibile e insperato.

Marzo è iniziato con grandi speranze a Casa Base Chieri. Era giusto restituirne un pezzetto anche voi, amici e lettori!

Chiara, educatrice di Casa Base Chieri