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Gianni: una vita di impegno e speranza

Quattro chiacchiere con Gianni, un amico speciale di Casa Base Avigliana, un uomo straordinario la cui vita, anche prima di conoscerci, è stata un esempio di dedizione e altruismo.

Gianni è oggi in pensione, ma il suo percorso è stato tutto tranne che ordinario. Un piemontese nato in Calabria ma con origini balcaniche, precisamente sull’isola di fronte a Zara. La sua vita è stata segnata da passaggi per nulla facili, inclusi dieci anni trascorsi nell’ex Jugoslavia durante la guerra, dove ha svolto un ruolo fondamentale nell’assistenza ai profughi e nell’invio di aiuti umanitari.

Allora partiamo da te, oggi in pensione, qual è il tuo percorso?

La mia vita è stata un susseguirsi di sfide ed esperienze molto diverse: avevo 7 anni quando siamo emigrati a Moncalieri; a 9 iniziavo a costruire lattine per l’olio, seguendo le orme di mio padre, e negli anni ho proseguito il mio percorso lavorativo come artigiano e costruttore di case.

La mia vita ha preso una svolta significativa quando ho deciso di arruolarmi in Marina Militare, dove ho avuto modo di sperimentare il mondo della cooperazione e dell’assistenza umanitaria. Durante il mio servizio ho assistito i bambini in situazioni di difficoltà, in particolare nei campi profughi… mi sono accorto della loro voglia di vedere il mondo, di scoprirlo. Dopo 10 anni di vita militare capii che quella vita per me era finita: sono tornato a Torino e ho continuato il mio impegno fondando il comitato di accoglienza ufficiale della città e contribuendo al recupero di migliaia di disertori durante il conflitto nei Balcani.

Come hai scoperto Casa Base?

Cercavo informazioni su realtà come la vostra… pensavo di poter fare qualcosa di utile. Ricordo di avervi subito portato un regalo, forse era un carico di cioccolato. Vi dirò: non sono una persona che si innamora subito dei progetti e delle situazioni. Fu così anche con Casa Base: di solito faccio le cose perché è giusto farle, ci ragiono, cerco di capire cosa posso portare di concreto per migliorare quella situazione. Sono uno che pensa e poi risolve! Nacque tutto così, dal desiderio di risolvervi qualche problema.

Qual è stata la tua esperienza più significativa qui a Casa Base?

Credo che sia stato il rapporto avuto con il piccolo T., uno dei bimbi della comunità. Dopo una sua “crisi” mi sono accorto che aveva solo bisogno di qualcuno che gli parlasse, che gli facesse capire che lui appartiene a una famiglia. Credo di essergli stato utile, di avergli fatto del bene. Riuscire a offrire il mio sostegno e il mio supporto in un momento così delicato è stata un’esperienza che mi ha profondamente toccato e che ha confermato l’importanza e la difficoltà del lavoro svolto ogni giorno da voi educatori.

Quali attività svolgi coi bimbi e quali credi siano i benefici principali di queste interazioni?

Credo sia importante offrire ai bambini momenti di condivisione e apprendimento reciproco, incoraggiandoli a sviluppare comportamenti positivi e a relazionarsi in modo costruttivo con gli altri. Per questo motivo, mi impegno a organizzare attività educative e ludiche che favoriscano lo sviluppo delle loro capacità sociali e relazionali. Dalla gita in barca a vela al pranzo sul lago di Avigliana, cerco di condividere con loro esperienze significative che possano arricchire il loro bagaglio di conoscenze e favorire il loro sviluppo personale… sono tutte dinamiche di gruppo che, se ben condotte, poi loro riportano a casa in comunità!

In che modo credi che la tua presenza abbia un impatto sulla vita dei bimbi e/o delle loro famiglie?

Credo che la mia presenza a Casa Base rappresenti un punto di riferimento positivo per i bambini e che offra loro occasioni di convivenza serena, uno stimolo per cercare nuovi modi per stare insieme. Di certo per loro la convivenza in comunità non è semplice: ognuno si porta dietro un bagaglio di emozioni forti con cui convivere. Io spero e credo di poterli aiutare come singoli e come gruppo…

È facile essere amico di Casa Base? Aspetti positivi e difficoltà?

Secondo me il punto è un altro: essere amico di Casa Base non è né facile né difficile, ma semplicemente giusto. Mi sento utile e apprezzato dai bambini, e nonostante le sfide che possono presentarsi, sono convinto che il mio impegno sia indispensabile per il benessere della comunità. Gli aspetti positivi di questa esperienza sono rappresentati dalla sensazione di essere parte di una grande famiglia e dalla gratificazione di poter offrire il mio aiuto a chi ne ha bisogno.

Cosa ti motiva a continuare il tuo lavoro in Casa Base?

La convinzione che il mio contributo possa fare la differenza nella vita dei bambini e il desiderio di offrire il mio aiuto in un contesto di concreto bisogno. La mia presenza, la mia parola e anche il mio sostegno materiale qui hanno un impatto visibile. È la miglior motivazione possibile!

Ti lasciamo un ultimo pensiero finale in libertà

Vi saluto così: auspico la creazione di più comunità come Casa Base, sia in Italia che nel mondo, per offrire sostegno e protezione ai bambini più vulnerabili. Ne servono non 2 ma 2000. Ritengo che il ruolo dello Stato debba essere rafforzato in questo senso, per garantire un futuro migliore ai giovani in situazioni di difficoltà. Nella mia vita ne ho visti così tanti…