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Nessuno è in fuorigioco: un’iniziativa di sport e integrazione

Lo sport unisce, abbatte barriere mentali, culturali e generazionali, fa perdere l’età anagrafica, regala il gusto di sporcarsi, di guardare all’altro non scrutando le differenze ma solo la maglietta che indossa e la passione comune che l’accomuna a noi. La piccola, grande attività che raccontiamo oggi è proprio questo, una storia di sport e integrazione, che vede protagonisti, fra gli altri, 4 ragazzi di Casa Base Chieri.

Dario, una vita fra i ragazzi

Prima le presentazioni. Dario Biasiolo è il Responsabile tecnico dell’Associazione Cp Duomo Chieri ASD, un gruppo sportivo nato 10 anni fa all’interno della Parrocchia del Duomo di Chieri. I suoi campi d’allenamento sono quelli dell’Oratorio San Carlo, che dista appena due passi dalla nostra comunità.

Dario li frequenta tutti i pomeriggi da una vita. È qui che ha conosciuto i nostri ragazzi e ha attraversato con loro almeno 10 anni di Casa Base Chieri. Si ricorda di ospiti usciti dalla comunità quando molti degli attuali educatori ancora non erano arrivati:

Da sempre tutti i pomeriggi i ragazzi di Casa Base scendono in oratorio e mi trovano. Spesso mi danno anche una mano, ad allenare i bambini più piccoli e non solo. Penso a M. (18 anni), che oggi non sta più in comunità ma ha intrapreso un percorso di autonomia, che mi ha aiutato a tagliare l’erba per tutta l’estate scorsa.

In 4 giochiamo,
in (almeno) 8 siamo squadra

Stare coi giovani è per Dario un lavoro, ma anche tanta passione. Ci racconta che ormai Casa Base Chieri è per lui famiglia, nei ragazzi che vede tutti giorni e nei loro educatori, con cui rimane in costante contatto.

Un giorno di settembre ha telefonato alla nostra Frida, la responsabile della Comunità.

Pochi giorni prima l’ASL locale mi aveva proposto di costruire un’attività di calcetto con 4 adulti seguiti dalla rete dei servizi per la salute mentale. Amanti dello sport e del calcio e con un passato di problemi di natura psichiatrica, erano ormai fermi da qualche anno e con qualche kg di troppo. L’idea mi piaceva… ma per giocare a calcetto 4 persone non bastano.

A Frida chiese il permesso di coinvolgere 4 ragazzi di Casa Base. Tra loro c’erano A. e L. (13 anni), già allenati da Dario nella squadra dei 2007 della sua associazione sportiva. Non solo hanno risposto con entusiasmo loro, ma hanno trascinato altri due compagni, D. e A. (17 e 14 anni). L’orario degli allenamenti era tra le 20 e le 21.30: poco male, una sudata in più vale ben un po’ di appetito.

Eravamo quindi ad otto, ma la squadra non era al completo. Si sono ancora aggiunti al gruppo alcuni ragazzi più giovani dell’associazione di Dario, altri 4 ragazzi ventenni e un papà, che ha colto al volo l’occasione per passare del tempo con figlio.

“Nessuno di loro sa nulla degli altri,
non è importante”

Ed eccolo lì, questo meraviglioso arcobaleno di 13-14 persone di età, provenienza, estrazione sociale, percorsi di vita diversi, unite dalla passione per lo sport una volta alla settimana sotto le mura di Casa Base. Lo sport costruisce ponti, crea percorsi di condivisione e conversazione. La cosa più bella è che nessuno di loro sa nulla degli altri. Nessuno immagina il percorso, la sofferenza o le difficoltà dei compagni, più grandi o piccoli che siano. Sono semplicemente un gruppo di nuovi amici che gioca al pallone.

L’obiettivo dell’Asl era proprio questo: che quei 4 adulti trovassero un contesto in cui giocare. Senza pensieri, senza ansie da competizione. Nel loro percorso di cura e riabilitazione serviva un’ora e mezza di sport e compagnia, ed è bellissimo che l’abbiano trovata in un gruppo così eterogeneo. Adulti, giovani, ragazzi insieme, che alle 21.30 di sera finiscono tutti sudati e corrono a mangiare una pizza.

Io sono un agonista, ho lavorato anche al Torino, ma questi momenti di sano oratorio sono la parte più bella della mia professione. L’oratorio è purezza, è educare i nostri giovani attraverso lo sport.

Oggi il gruppone si allena e gioca ogni giovedì pomeriggio e nei piani di Dario l’attività durerà per tutta la stagione, almeno fino a giugno. “Non voglio partecipare a campionati ma fare gruppo, voglio solo dare a tutti loro un sano impegno. L’ASL è felice, i ragazzi di Casa Base lo sono e andiamo avanti così”.

Noi educatori siamo certi che i ragazzi non si perderanno nemmeno un allenamento e ringraziamo Dario per averli coinvolti in un’attività che non solo li diverte e appaga dopo tanti mesi di pausa forzata dal Covid-19, ma li ripone anche in un sano contatto con il mondo adulto, verso il quale è importante che ritrovino fiducia. Inseguendo un pallone si guarisce, si cresce, si migliora, tutti insieme!

Frida e gli educatori di Casa Base Chieri

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